Termoli. Il grande sogno molisano è quasi certamente destinato a rimanere un sogno. Nel frattempo, però, costa ai contribuenti della regione un sacco di soldi. Stiamo parlando della Termoli - San Vittore, ovvero di quella grande opera con cui la politica regionale da decenni si riempie la bocca definendola di “importanza strategica”, così strategica che è ancora un’opera del tutto teorica visto che manca un progetto degno di tal nome e soprattutto mancano i fondi che dovrebbero finanziarne la realizzazione. Il fatto che il grande sogno sia soltanto un sogno, però, non impedisce a un cospicuo numero di persone di lucrarci su. L’autostrada non c’è, il progetto neppure, il fondi per costruirla nemmeno, in compenso non mancano – perché quelli non mancano mai – i denari per stipendiare i componenti del Consiglio di Amministrazione di una società – quella della Termoli San Vittore, appunto – che pur non facendo alcunché intascano cospicui stipendi per la loro “non attività” per un ammontare annuo che supera i 100 mila euro. Il Consiglio di Amministrazione della società attualmente è formato da cinque componenti che sono: il presidente Vincenzo Di Grezia (che è anche responsabile della struttura del Commissario per l’emergenza sismica, un ruolo che sulla carta non dovrebbe concedergli neppure un minuto libero), l’amministratore delegato Alfredo Bajo, i consiglieri Vincenzo Colalillo (da tempo uno dei consulenti personali di Michele Iorio, già lautamente remunerato con soldi pubblici), Alberto Montano (presidente del Consiglio comunale di Termoli, premiato con questa carica nel momento in cui rinunciò alle velleità di fare il candidato sindaco di Termoli alle amministrative del 2010), e Settimio Nucci. A questi vanno anche i componenti del collegio sindacale della società che dovrebbe gestire la fantomatica Termoli San Vittore: il presidente Carmine Franco D’Abate, i sindaci effettivi Francesco Mancini e Riccardo Tiscini. In questi anni sono state diverse le interrogazioni di consiglieri regionali che chiedevano al presidente Iorio di conoscere il costo effettivo dell’intera macchina amministrativa di una società allo stato attuale del tutto inattiva. La risposta al quesito l’ha data direttamente il presidente nazionale dell’Anas, la società che gestisce la rete stradale nazionale che è socio alla pari della Regione Molise nella Termoli – San Vittore. Pietro Ciucci (così si chiama il presidente dell’Anas) comunica che nel “triennio 2010 – 2012 il presidente della società e l’amministratore delegato (quindi Di Grezia e Bajo) hanno intascato e intascheranno ventimila euro l’anno ciascuno, i consiglieri Colalillo Montano e Nucci invece devono accontentarsi (si fa per dire) di quindicimila euro l’anno (sempre a testa) e poco meno di diecimila euro l’anno vengono destinati ai componenti del collegio dei revisori. In buona sostanza, per un’opera che attualmente esiste solo negli schizzi di qualche ingegnere particolarmente ottimista e fantasioso, i molisani da ormai parecchi anni tirano fuori la bellezza di centomila euro l’anno. Riferito al triennio 2010-2012 indicato dal presidente dell’Anas, si tratta complessivamente di trecentomila per una struttura che non è esagerato definire del tutto inutile. Nessuno infatti sa se e quando si riuniscono e soprattutto cosa fanno durante le riunioni visto che non c’è nulla da decidere dal momento che a disposizione della Regione (malgrado i ripetuti annunci e le ripetute promesse) non vi è un solo euro destinato alla «grande opera».
Ma le stranezze non finiscono qui. Da una attenta lettura del sito internet dell’Anas, infatti, si ricava che il capitale sociale della società ammonta a tre milioni di euro, ma essendo una “società per azioni”, la Regione, già dall’inizio di tutta l’operazione, ha venduto quote nominali a diversi soggetti che potevano acquistarle, creando cosi, di fatto, una vera e propria lobby nel settore delle costruzioni. Infatti tra gli acquirenti compaiono personaggi assai noti alle cronache politiche come Mario Di Biase, costruttore campobassano considerato particolarmente vicino al governatore, Claudio D’Amico ingegnere di Rionero Sannitico, le Costruzioni Falcione, l’Impresa Molisana Opere Speciali di Campobasso particolarmente attiva nel settore dei lavori pubblici. Troviamo anche Luigi Pallante in rappresentanza di un’altra nota impresa molisana la cui proprietà è nelle mani del consigliere regionale del Fli Quintino Pallante che alle ultime provinciali – disattendendo gli ordini della direzione nazionale del partito di Fini, ha appoggiato il candidato del centrodestra. Grandi imprese e grandi studi di progettazione e commerciali dunque, tutti insieme appassionatamente per spartirsi la torta della mega cementificazione del Molise, da Venafro a Termoli, una operazione di ingegneria politica che è riuscita a riunire imprese che solo apparentemente si fanno concorrenza ma che nei fatti sono pronte a fare affari insieme, specie se ci sono da spartire soldi pubblici.
Michele Mignogna