di Michele Mignogna
Il Molise è una delle regioni maggiormente colpite dall’emergenza neve di questi giorni. Ma ha anche una caratteristica, a 10 anni dal sisma, è il villaggio provvisorio che ha ancora 25 famiglie che vi abitano, case fatiscenti, umide e fredde, soprattutto ora.
Di solito, il piccolo centro fortorino è abituato a forti nevicate, che negli anni sono sempre state abbastanza copiose, ma di così abbondanti nessuno nericorda, nemmeno i più anziani. A Bonefro l’intervento della turbina della provincia di Campobasso si è resa necessaria da subito, per due ragioni fondamentali: la prima è che qui vi è lo snodo dei centri del Fortore per raggiungere la Bifernina, l’arteria principale che collega la costa molisana all’entroterra, il secondo, sicuramente più importante, è che per raggiungere il villaggio provvisorio dei terremotati, senza turbina non ci si arriva, isolando di fatto le 25 famiglie che vivono tutt’ora, a dieci anni dal terremoto, in casette che solo a guardarle si intuisce tutto il disagio che, soprattutto gli anziani, stanno vivendo. La neve in alcuni punti ha ostruito, nel vero senso del termine, le porte delle casette, raggiungendo altezze record anche in questa zona. Ma a far paura di più, a chi ancora vive in queste condizioni, è il freddo e la consapevolezza che da un momento all’altro possa andar via la corrente, lasciandoli al gelo, visto che gli elettrodomestici come i riscaldamenti, funzionano tutti a corrente elettrica. La ricostruzione pesante a Bonefro non arriva al 25%. La neve che si accumulata ai lati delle baracche rende ancor più fredde le casette, una sorta di ghiacciaie naturali in cui sono costretti a vivere chi ha avuto la sfortuna, è il caso di dire, di avere la casa danneggiata dal sisma. “Dal comune solo ieri sono passati due impiegati a chiedere se c’era bisogno di qualcosa”, ci dice una anziana signora. Situazione che diventa più difficile quando a pagare le spese di tutto sono quegli anziani che vivono soli, che non hanno nessun parente a cui chiedere di comprare loro cibo e medicine, “lo sapete bene come si vive in queste condizioni” ci dice un’altra signora “ e lo sanno pure i politici molisani”. Cosi come colpisce, la rassegnazione nelle parole di alcuni di loro, una rassegnazione alla quale ormai ci si fa l’abitudine, e che fa solo sospirare “e che dobbiamo fare, almeno non siamo in mezzo alla strada” confessa un signore. Intanto i sindaci dell’area terremotata sono pronti ad alzare la voce quando si tratta di farsi prorogare dal Governo lo stato di criticità, che in poche parole vuol dire continuare a gestire soldi pubblici e clientele: la sola struttura commissariale costa ai molisani la bellezza di 10 milioni di euro l’anno, e i problemi reali dei cittadini costretti a vivere nel gelo, vengono sistematicamente nascosti sotto il tappeto. Nessuno deve vedere e sapere che, a 10 anni dal sisma e quasi un miliardo di euro spesi, le case sono ancora a terra e gli anziani di questa comunità costretti a vivere come negli anni '40. Probabilmente è ora di smetterla con queste vergogne molisane.