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Martedì 01 Marzo 2011 11:49

Laviano Sa

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“Venticinque anni dopo il terremoto, dei morti sarà rimasto poco. Dei vivi ancora meno.” Così scrive Franco Arminio sull’Irpinia del post-sisma. E questo pensiero pare sia tagliato sul piccolo centro di Laviano.

Giusto al confine tra la provincia di Salerno e quella di Avellino, Laviano è tra quei paesi in cui il terremoto ha lasciato una ferita tale che, prima d’iniziare a rimarginarsi, dovranno susseguirsi numerose generazioni. E’ stato tra i paesi più citati duranti i giorni del doposisma. Lì Pertini toccò con mano il reale portato della tragedia. Tra le pieghe delle sue parole, appena rientrato a Roma, v’era la prima grande indignazione per come furono gestiti i soccorsi. Soccorsi che arrivarono a Laviano quando ormai i morti erano già duecento e che, malgrado gli sforzi di centinaia tra volontari e militari, non riuscirono a salvarne quasi altrettanti dal paese in macerie. Ma gli oltre 300 morti sono un dato approssimativo, alcuni corpi non sono mai stati ritrovati, altri mai riconosciuti. Quasi un quarto del paese perì sotto i crolli e le macerie. Il 95% degli edifici fu completamente distrutto. Laviano è oggi un paese senz’anima, abbattuto e ricostruito male, con sprechi e storture, e dove – forse per questo – il ricordo di quella sera dell’80 ha un sapore se possibile ancora più amaro.

Pubblicato in Campania - Basilicata

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