A me il terremoto non faceva paura. Prima del 6 Aprile mi ero illuso che si potessero dominare le emozioni e restare razionali. Nel corso dei mesi che hanno preceduto il 6 Aprile, ho scherzato di questo con molte persone.
Ho scherzato con mia moglie: lei nel 1997 si trovava per lavoro a Camerino ed ha “sentito” il terremoto delle Marche, da allora qualunque piccolo sussulto la faceva schizzare, anche la notte quando mi giravo nel letto. Ho scherzato con mia madre ricordando la scossa del 3 Dicembre 1968, molto forte rispetto a quelle preliminari del 2009; di quella notte, dissi a mia madre, lo spavento fu grande anche perché caddero tutti gli oggetti dai mobili, caddero i quadri ed andò via la luce. Che cosa sono queste scossette di oggi rispetto a quella di allora ? Ho scherzato con le impiegate che lavorano nella mia azienda. Che fifone che siete: una in particolare abitava a Roio Poggio, praticamente sopra l'epicentro di quasi tutte le scosse, da tempo si era stabilita in una casetta di legno nel giardino di casa; attenta, le dicevo, che si sta preparando la Botta Grossa,
The Big One. Questa frase me l'ha poi rinfacciata, dicendo: ma veramente lo sapevi ? Ho scherzato con un operaio della mia azienda, che si trovava con me il pomeriggio del 30 Marzo presso la sede della Provincia a fare un lavoro; lui, originario di Ravenna non aveva mai sentito un terremoto e mi chiese: cosa è stato? Niente, una bella scossa, dissi io, è meglio che usciamo da questo palazzo. Quel giorno ho cercato di tranquillizzare mia moglie, dicendole che non è niente, mentre lei voleva scappare come stavano facendo tutti a L'Aquila ed il traffico era impazzito. La Domenica delle Palme, il 5 Aprile, siamo andati a fare una passeggiata a Madonna Fore: c'era un bel sole, l'aria era tiepida e venne anche Michele; mia moglie prese le palme benedette e lungo la strada incontrammo e parlammo con tanti amici; l'argomento principale queste maledettissime scosse che non sembravano fermarsi. La sera, sul divano, davanti la televisione, mi addormento, stanco della passeggiata e del giardinaggio pomeridiano, ma alle 23,00 mi sveglio con un sussulto e, per la prima volta, ho PAURA, non riesco ad ammetterlo ma ho paura: Michele dorme, sale mio suocero che vive sotto e dice: Che facciamo ? Niente dico io, ma dentro di me non sono convinto, HO PAURA ma non riesco ad ammetterlo. Nel condominio di fronte a noi, una famiglia prende il camper che aveva sempre pronto sotto casa e scappa: stanchi ed infreddoliti rientreranno a casa alle 3,00 circa giusto in tempo per non perdersi lo spavento finale. Vado a letto preoccupato e all'1,00 sento di nuovo qualcosa: mia moglie mi guarda e mi dice: che facciamo ? Niente dico io questa è più piccola di quella di prima, vuol dire che sta scemando. Finché dopo due ore l'apoteosi: il boato, lo scuotimento, il rumore di cose che cadono e la luce che va via. Mi riviene in mente il 3 Dicembre del 1967 e mi alzo gridando: E' FORTE, E' FORTE, SCAPPIAMO. ANDREA, SVEGLIATI, SCAPPIAMO. PRENDETE MICHELE E SCAPPIAMO.
Corro a tentoni in cucina a cercare la lampada tascabile, cammino su oggetti non ben definiti ma finalmente la trovo, prendo il cellulare che avevo messo sotto carica in un posto insolitamente diverso ma per fortuna sicuro: nel solito posto in sala, gli sarebbe caduto un mobile sopra con tutto il contenuto. Mia moglie grida: prendete una coperta, e poi: Guido, sul letto di Michele c'erano i sassi, ho preso Michele con tutti i sassi addosso. Corri, dico io, quando saremo fuori al sicuro vedremo. Volevo aggiungere “se respira ancora” ma questa frase mi rimane strozzata tra i denti. Illumino le scale prima di scendere e illumino Michele: non vedo sangue e si muove. Dio, Grazie. A piano terra troviamo mio suocero che ci aspettava. Mi metto le scarpe da giardinaggio sporche di fango che avevo lasciato all'ingresso di casa e quindi sono l'unico calzato, tutti gli altri sono scalzi o con le pantofole. Usciamo; mia moglie prova a risalire per prendere il cellulare ma un'altra forte scossa la fa desistere.
Fuori tutti scappano e gridano; nel condominio di fronte non riescono ad uscire a causa del portoncino elettrico bloccato, mi stavo avvicinando quando qualcun altro sfonda il portoncino a calci. Ci sono DUE cancelli elettrici da aprire a forza. Uno viene sfondato dall'energumeno di prima mentre per l'altro trovo la freddezza di prendere la chiave di sblocco ed aprirlo a mano. Usciamo con l'automobile e già tutto le strade sono bloccate; proviamo ad andare verso l'Hotel Amiternum ma non ci fanno passare, allora ci dirigiamo verso il parcheggio di Verdeacqua. Ci sono calcinacci, sassi e mattoni in strada ma non ci rendiamo conto di quello che è successo. Passiamo a pochi metri dalla casa crollata a Santa Barbara ma non ce ne rendiamo conto, sfioriamo case sfondate e spaccate ma è notte e non ce ne accorgiamo. I miei fratelli, mamma, come staranno ? Non riesco a telefonare, la radio non trasmette, non capiamo. Nel frattempo, mi arriva un messaggio sul cellulare: allarme furto dalla sede dell'azienda; non capisco, sarà andata via la luce e forse è partito l'allarme.
Nel frattempo, nel piazzale pieno di gente, arrivano notizie sparse: è crollata Porta Napoli, è crollato l'Ospedale, è crollato il Duomo, ci sono almeno una decina di morti. Si sentono sirene in continuazione. Aspettiamo l'alba, circa le sei per capire veramente la tragedia. Alla luce del giorno vediamo la devastazione; vado a vedere la nostra casa: ha tante crepe ma sta ancora in piedi, nella casa a Santa Barbara si scava per cercare di salvare le persone che erano sotto. Sento i miei fratelli, sono riusciti ad arrivare in Via XX Settembre, in mezzo alle macerie, ed hanno preso mia madre: stanno tutti scossi, ma bene. Sento il mio socio in affari: sta bene lui e tutta la sua famiglia, con lui riusciamo a contattare tutti i nostri dipendenti, nessuno ha gravi problemi, per fortuna. Devo andare a vedere la sede dell'azienda: un capannone industriale vicino l'Aquilone costruito con un mutuo che ancora stiamo pagando, se fosse crollato, saremmo rovinati. Mi porto Michele, il capannone è in piedi, non vedo nessun danno esterno; la porta posteriore, si è aperta per lo scuotimento ed ha fatto scattare l'allarme. Dentro, ci sono tante macerie, parecchi muri lesionati, il controsoffitto è crollato in più punti, ma si possono riparare. Mentre siamo dentro un'altra scossa forte. Michele mi dice: papà ho paura, andiamo. Andiamo via. Che facciamo, dove andiamo ? Le tende che, dicono, dovrebbero arrivare, non si vedono. Allora nel pomeriggio decidiamo di andare ad Alba Adriatica a casa di mio cognato. Passiamo per Bussi e Pescara: non ce la sentiamo di fare il traforo e tutti quei viadotti. Proviamo a mangiare qualcosa e poi a letto. Michele crolla, non dorme dalle 3 di questa notte. Noi non riusciamo a chiudere occhio e rimaniamo incollati a vedere Sky Tg 24.
Le luci resteranno accese tutta la notte e domani verrà l'alba del primo giorno della nuova era.
Guido Cantalini