di Michele Mignogna
Niente da fare, la firma alla proroga dello stato di criticità per il Molise terremotato non arriva. Nonostante le rassicurazioni del commissario alla ricostruzione, il presidente della regione Michele Iorio. Il governo Monti, non si capisce per quali ulteriori motivi, non firma il decreto di proroga per la ricostruzione post sisma nella provincia di Campobasso. Anzi, secondo indiscrezioni della struttura commissariale, sembra che il rinvio a giudizio del Presidente-Commissario sull’estensione, per decreto, del terremoto all’intera provincia di Campobasso stia ulteriormente facendo riflettere il governo nazionale. Anche perchè, in sede di trattative, la regione Molise ha accettato tutte le prescrizioni chieste dal Governo nazionale, una su tutte, il famoso taglio del 40% delle spese di gestione. Intanto, gli incontri dei sindaci dei comuni terremotati si susseguono, e proprio ieri nel comune di Colletorto (Cb) il sindaco Fausto Tosto ha riunito i sindaci dei comuni molisani e quelli pugliesi. Dall’incontro è emersa la volontà di continuare anzi inasprire la protesta, tanto è vero che il documento finale dell’incontro non lascia spazi ad interpretazioni: se in questi giorni non arriva la firma del decreto, i sindaci occuperanno, già da martedì prossimo, la sede del Consiglio regionale, in segno di protesta contro scelte che i sindaci stessi definiscono incomprensibili. Un ultimo tentativo di mediazione però i sindaci lo faranno lunedì prossimo quando incontreranno il Prefetto di Campobasso Stefano Trotta, al quale ribadiranno le pressanti richieste. Dopo di che lo scenario potrebbe diventare imprevedibile, anche perché seppur richiesto, i sindaci ancora riescono ad incontrare nemmeno i deputati molisani. Sono, dunque, asserragliati nel loro fortino i sindaci, che si trovano in una posizione molto scomoda: da una parte i cittadini che vogliono risposte certe ed immediate sul futuro della ricostruzione delle loro case e dall’altro le imprese che battono cassa, anzi battevano è il caso di dire, in quanto la mancata proroga ha determinato di fatto il blocco totale della ricostruzione; con le imprese che non solo non riscuotono i soldi dei lavori fatti, ma dovrebbero aprire ulteriori cantieri per le case ancora da ricostruire. Inoltre bisogna aggiungere che molte imprese che operavano nella zona del cratere sismico, hanno messo a riposo decine di operai, perché impossibilitate a pagare gli stipendi.
Capitolo a parte, invece, per i lavoratori degli “uffici sisma” dei comuni. Infatti, circa il 40% di loro dovrà lasciare il posto nonostante la ricostruzione non sia finita. Il taglio è quello imposto dal Governo Monti, per cui poco si potrà fare. Il problema però è che ormai da dicembre, a differenza di quelli che lavorano nella struttura commissariale e che sono stati regolarmente retribuiti dalla struttura stessa, quelli che lavorano nei comuni non percepiscono lo stipendio. La questione di fondo quindi rimane la stessa: alla luce delle ultime vicende che hanno riguardato Michele Iorio, si può oggi, a 10 anni dal terremotino molisano, avanzare richieste per una ricostruzione che, bene che vada, è al 35% del totale?