di Michele Mignogna
Le richieste: 12 mesi di proroga, una legge regionale sulla ricostruzione e un incontro col sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega alla Protezione Civile, Antonio Catricalà. Intanto lunedì i primi cittadini dei Comuni molisani e pugliesi, si recheranno dai rispettivi Prefetti per restituire la fascia tricolore.
Chi si aspettava dichiarazioni di guerra o minacce di proteste estreme, nell’ultimo incontro dei sindaci del cratere terremotato, si sbagliava di grosso. Infatti, dopo più di un’ora di conclave a porte chiuse nella sala consiliare di Santa Croce di Magliano, lasciando fuori cittadini e giornalisti, i sindaci hanno deciso di ripercorre il film dello scorso anno quando in massa si recarono in Prefettura per restituire la fasce tricolori, e quindi rassegnare in quella sede le proprie dimissioni. Dimissioni che rientrarono l’ultimo giorno utile perché ottennero in quell’occasione la proroga di un anno dello stato di calamità. Ma allora al Governo c’era Silvio Berlusconi che concesse la proroga. Oggi no, oggi bisogna fare i conti con un Governo tecnico che se non sei una banca non hai nessuna concessione, e tanto meno puoi sperarne di avere. Tanto è vero che la proroga immaginata dal Governo nazionale è di appena 4 mesi, i sindaci invece chiedono almeno altri 12 mesi, fino al 31 dicembre di quest’anno, e contemporaneamente chiedono al presidente commissario Michele Iorio, di fare una legge regionale in modo da proseguire, seppur in forma di ordinarietà, la ricostruzione. Ma non solo, i sindaci chiedono alle istituzioni di poter incontrare direttamente il delegato del Governo alla Protezione Civile, Antonio Catricalà, in modo da esporre direttamente le problematiche dei propri Comuni. All’incontro erano presenti anche i sindaci dei 10 Comuni pugliesi colpiti dal sisma del 2002: lì le cose però sono leggermente diverse, nel senso che la ricostruzione della classe A, quella delle principali abitazioni, è giunta all’80% del totale, e parliamo di Comuni che messi insieme fanno gli stessi abitanti della Provincia di Campobasso. Allora è qui in Molise che qualcosa, evidentemente non ha funzionato. Non ha funzionato innanzitutto allargare il terremoto per decreto, non ha funzionato il controllo dell’accaparramento dei progetti nelle mani di pochi tecnici, anche se le ordinanze non lo permettevano, che hanno inevitabilmente ed irrimediabilmente allungato i tempi tecnici dei progetti. “La mancata proroga – dice Montagano sindaco di Bonefro – significa allungare ancora di più i tempi della ricostruzione. Faccio l’esempio del mio comune: per arrivare al 50% dei progetti presentati, abbiamo impiegato 10 anni, questo significa che per terminare tutto ce ne vogliono almeno altrettanti”. Non solo, Bonefro è il comune terremotato ad avere il numero maggiore di abitanti alloggiati nei prefabbricati “Anche in questo senso – continua Montagano – voglio dire ai miei concittadini di pazientare (come se fosse facile ndr), i progetti delle loro case sono già in commissione a Campobasso e credo di poter dire che nel giro di un paio d’anni riavranno le loro case”. Dichiarazione audace quella del sindaco, che evidentemente non conosce bene i tempi, non solo della politica, ma delle imprese che devono mettere in piedi un cantiere e portare a termine i lavori. In tutto questo però manca il soggetto principale, cioè i cittadini che non sono coinvolti in nessuna occasione, mai.