L’ultimo episodio in ordine di tempo avente come bersaglio di un becero e violento tentativo d’intimidazione ai danni dell’amico e collega Michele Mignogna (free lance e cronista di Primonumero.it), destinatario di una “testa d’agnello”, è una leva morale e deontologica che ci impone, ancora una volta una riflessione sul difficile lavoro del giornalista. Inteso nella sua accezione più pura. Ancor più se a portare avanti questa “missione” è un cronista con la spina dritta come Mignogna, da anni impegnato in inchieste delicate che hanno contribuito a sollevare omertà e indifferenza nelle dinamiche della quotidianità della sua regione, il piccolo Molise.
A Michele va il sostegno morale e la solidarietà di tutto l’Osservatorio sul dopo sisma, a partire dal suo direttore Antonello Caporale. La ricerca affannosa della verità è una leva morale che innalza il comune senso di civiltà e schiaccia i tentativi di chi cerca, a vario titolo e con ogni mezzo, di insabbiarla, nasconderla, offuscarla. Condanniamo, quindi, il gesto consumato ai danni di Michele, ancora più perché crediamo nella forza e nella professionalità di tanti altri giornalisti che, come Michele Mignogna, ogni giorno, anche in silenzio, svolgono il proprio lavoro con abnegazione e serietà. Senza paura. Senza timori di sorta. Armati di penna e taccuino, nel tentativo di informare senza filtri e senza pregiudizi.
Piena solidarietà è giunta anche dal Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e della Consulta dei Presidenti e dei vice presidenti, riunitisi a Roma.
"Quello contro il collega Mignogna - sottolinea l'Ordine in una nota - è solo l'ultimo episodio di una lunga, sempre più preoccupante serie di inaccettabili violenze diffuse sull'intero territorio nazionale per condizionare la professione giornalistica e contro la libertà di stampa e di espressione". Il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti "condivide la preoccupazione espressa in sede di Consulta dal presidente dell'Odg del Molise e si unisce alla decisa condanna di questi inaccettabili atti di intimidazione e di minaccia già espressa dalle rappresentanze regionali dei giornalisti e dalle istituzioni locali a tutela di quanti, in condizioni spesso non facili, compiono con serenità e senso della legalità il loro lavoro al servizio dei cittadini".
Ecco la notizia apparsa sul quotidiano on line Primonumero.it
Nella tarda mattinata di lunedì 13 giugno il giornalista, uscito dalla sua abitazione nel centro storico di Larino, ha trovato un sacchetto di plastica blu sulla scala esterna dell’ingresso. All’interno una scoperta macabra: una testa di capretto sanguinolenta e maleodorante e un biglietto di cartoncino con una frase - scritta in stampatello a matita - dai toni offensivi, indirizzata a lui.
«Ho preso la piccola shopper credendo fosse una cosa lasciata lì da mia figlia. Siamo l’unica famiglia servita dalla scala» racconta Michele Mignogna, che ha mostrato l’inquietante reperto ai carabinieri dopo aver sporto denuncia contro ignoti.
La speranza è che le indagini degli inquirenti, avviate nello scorso dicembre in seguito alle minacce via cellulare, approdino all’identità della persona o delle persone che vigliaccamente tentano di intimidire un cronista che svolge scrupolosamente il proprio lavoro e che non ha mai perso di vista la ricerca della verità dei fatti, nemmeno davanti alle intimidazioni, peraltro anonime, con le quali qualcuno casta evidentemente cercando di spaventarlo per dissuaderlo dal continuare in quel ramo delicato e pressoché ignoto al Molise che è il giornalismo d’inchiesta.