Nero su Nero. Il Governo apparecchia Crotone e S.Maria Capua Vetere per gli affamati. La nuova ondata di disperazione si infrange sulle terre dei disperati. Altri dannati da inviare nell'inferno di territori già devastati dalla sofferenza.
di Giuseppe Napoli
La disperazione è un contabile. Vuol far tornare i conti. Niente le sfugge. Addiziona tutto. Non molla neppure i centesimi. (…) Vuole sapere come regolarsi con il destino. Ragiona, pesa e calcola.
A Crotone, come a Palermo. Da Rosarno ad Eboli. Il Sud come un’immensa fornace dove ammassare i volti tumefatti della disperazione. Mani di burro e piedi d’argilla nelle terre imbevute di sangue. I disperati vanno con i disperati. E l’angoscia iniettata dalla decisione del Governo di inviare i migranti in fuga a Crotone e Palermo è il contrappasso che segna il “vuoto” politico di questi tempi. I lupi in mezzo ai lupi. Affamati sospinti in mezzo ad altri affamati. La sporcizia con la monnezza. Il governo, ancora una volta, ha apparecchiato la tavola dei diseredati colonizzando territori disossati e spremuti all’inverosimile. A Crotone, altri rifugiati diventano un tutt’uno con le centinaia di irakeni, afgani, pakistani, kurdi, tunisini, nigeriani, liberiani, che vivono nel più grande centro d’accoglienza del Sud. Una ferita aperta nel cuore della città, che brulica di fame e sudore. Ma i migranti studiano, e s’ingegnano. Ed al posto delle chincaglierie, vendono lumache. Aspettano le piogge per sottrarle al primo raggio di sole. E poi le vendono ai golosi crotonesi. Perché qui? Perché non al Nord? Perché non nelle risaie nebbiose della pianura padana? Perché non all’ombra della madunina?
La violenza sta con la violenza. E’ così anche per quei disperati che hanno lasciato alle spalle una guerra, quella in Libia, per trovarsene un’altra. A S.Maria Capua Vetere i profughi sono ammassati come carne da macello in una caserma dismessa, a due passi dal Cdr, ad uno dal dedalo di palazzotti dove vivono contrabbandieri di sigarette e fiancheggiatori dei clan camorristici della zona. La guerra dei rifiuti. La guerra della camorra. Il “marcio” va col marcio. Il Nord deve restare lindo e profumato. Senza puzzo. Senza dannati, perché l’inferno è già altrove. Resta l’angoscia, come misura di una vita vissuta sul cornicione della libertà. Perché è solo con l’angoscia che si prova la vertigine della libertà.
Disperati. Anche chi racconta lo è. Perché ha fame di dignità. Nero su nero.
- S.Maria Capua Vetere: dalla guerra in Libia alla guerra dei rifiuti:
NELLA CITTA’ VIOLENTA LE TENDE DI CHI E’ FUGGITO DALLA GUERRA di Sonia Gatto (pdf) - Crotone: i venditori di lumache:
VENDERE LUMACHE LUNGO LA STRADA DELLA MORTE di Bruno Palermo (pdf)