Erano i paesi della lentezza, del silenzio, della fatica, della beata ignoranza che fa diversi i giorni sempre uguali. Lavoravano e non partivano mai. I campi, la chiesa, la piazza, il bar. Stagioni, mesi e anni scanditi dalle domeniche, dal mercato, dalle feste, dalle processioni. Muscoli, tempra, e sudore sempre, negli inverni gelati come nelle miti estati. E, ogni sera, quasi all'ora della scossa, i più vecchi si addormentavano: cullati da trentacinquemila tonnellate di tritolo, perché venti chilometri sotto terra secoli di impercettibili movimenti della crosta terrestre avevano già innescato la micidiale bomba del terremoto. S i alzavano all'alba e…