L’Ofantina era bloccata: frane, crepe sull’asfalto, colonne di soccorsi che si ingorgavano confuse senza una meta ancora definibile. Un caos di sovrapposti dispacci, frammenti di telefonate gracchianti, qualche eco di radioamatore che - via Lecce o Parigi - avvisava: «È un disastro, sono tutti morti, aiutateci». Ma dove? Avellino sì, e poi? «Benvenuti a Sant’Angelo», recitava il cartello blu all’ingresso del paese. Sì, benvenuti nel nulla. Sant’Angelo non c’era più. Il corso vecchio, che si prolungava in via del Rione Nuovo, altro non era che un percorso di pietre, fanghiglia di fogna e resti di tetti e travi, costeggiato da…