Stefano Ventura (1980) è nato in Svizzera, è cresciuto a Teora (Avellino) e vive a Siena. Si è laureato in Storia all’Università di Siena con una tesi dal titolo “Irpinia 1980-1992: storia e memoria del terremoto” (relatore il prof. G. Santomassimo) e ha conseguito il titolo di dottore di ricerca nel 2009 presso la scuola di dottorato in Scienze Storiche, Politiche, Giuridiche e Sociali dell’Università di Siena con progetto di ricerca su “L’Irpinia dopo il terremoto” (tutor: prof. Simone Neri Serneri).
Coordina con l’Osservatorio sul Doposisma della Fondazione MIDA (Musei Integrati dell’Ambiente) di Pertosa (Salerno), collabora con la Fondazione Officina Solidale Onlus e con altre fondazioni e enti di ricerca pubblici. E’ amministratore del sito ORENT (Osservatorio sui rischi e gli eventi naturali e tecnologici – Università di Siena). Ha svolto il ruolo di tutor per l’Agenzia Formativa Arci di Siena. Attualmente insegna Italiano e Storia nelle scuole superiori della provincia di Siena.
Ha partecipato a diversi convegni e seminari sui temi legati alle catastrofi naturali, alla Protezione Civile e alla memoria del terremoto del 1980. Tra questi si segnala il convegno internazionale “La memoria delle catastrofi” (Napoli, 25 e 26 novembre 2010, Università Federico II, Associazione Italiana Storia Orale), “Ambiente rischio sismico e prevenzione nella storia italiana” (Università di Siena, 2 dicembre 2010), “Sud, familismo amorale e crisi civile” (Fondazione MIdA, 9 ottobre 2010).
Cura una rubrica di storia locale sul trimestrale “Nuovo Millennio”, pubblicato a Teora (Av), ed è amministratore di un blog (teoraventura.ilcannocchiale.it).
Tra le sue pubblicazioni si segnalano:
- Oltre il rischio sismico. Valutare, comunicare e decidere oggi, Carocci, Roma, 2015 (con Fabio Carnelli);
- Non sembrava novembre quella sera. Il terremoto del 1980 tra storia e memoria, Mephite, 2010, prefazione di Antonello Caporale.
- Vogliamo viaggiare non emigrare. Le cooperative femminili dopo il terremoto del 1980, Edizioni di Officina Solidale, 2013, prefazione di Luisa Morgantini.
- Il terremoto dell’Irpinia. Storiografia e memoria, in Italia Contemporanea, n. 243, giugno 2006, pp. 251-269.
- Le macerie invisibili, Rapporto 2010, Osservatorio Permanente sul Doposisma, Fondazione MiDA, Pertosa (Salerno), novembre 2010.
- I terremoti italiani del secondo dopoguerra e la Protezione Civile,www.storiaefuturo.com, n. 22, marzo 2010.
- I ragazzi dell’Ufficio di Piano. La ricostruzione urbanistica dopo il terremoto in Irpinia, I frutti di Demetra. Bollettino di storia ambientale (n.22-2010).
- Prefazione a Benvenuto Benvenuti, Semiseria analisi lessicale di un disastro naturale, Montedit, Melegnano (Milano), 2009.
- Il lavoro in Irpinia negli anni del terremoto, in La storia della CGIL irpina dal 1948 ad oggi, a cura di Giovanni Marino, Avellino, 2010.
Informazioni di contatto: ventura80@libero.it
URL Sito: http://teoraventura.ilcannocchiale.it
Il 6 maggio 1976, alle 21, una scossa del 6,4 della scala Richter colpì vaste zone del Friuli, tra le province di Udine e Pordenone; i comuni più colpiti furono Gemona, Venzone, Bordano, Artegna, Buia, Osoppo e Folgaria. A questa scossa il 15 settembre dello stesso anno ne seguì un’altra (6.1 scala Richter); in totale, i morti furono 939, i senzatetto circa 80 mila.
L’arrivo dei soccorsi nel caso del terremoto friulano, fu più celere poiché circa 18 battaglioni dell’esercito si trovavano nell’Italia nord orientale; quei militari e quelle caserme che avevano subìto danni minori si mobilitarono prontamente per portare soccorso alle popolazioni.
Il presidente del consiglio Moro e il ministro dell’Interno, Cossiga, decisero di affidare urgentemente al sottosegretario alla protezione civile, Zamberletti, il ruolo di commissario straordinario per l’emergenza. Zamberletti decise allora di creare dei centri di coordinamento comunali e di zona, affiancando ai sindaci gli ufficiali dell’esercito.
Dopo la scossa i senzatetto avevano trovato rifugio nei vagoni ferroviari, nelle tendopoli, nelle roulotte. I friulani lanciarono lo slogan “dalle tende alle case”, sperando di poter presto ricostruire o riparare le proprie abitazioni; nel frattempo si erano scelte le case prefabbricate e non le baracche per la fase transitoria.
La scossa di settembre, che aveva causato nuovi danni e rallentato di nuovo il ripristino della normalità, convinse il commissario, che era stato rinominato dopo un periodo di interruzione e un cambio di governo (da Moro ad Andreotti), a optare per l’arretramento dei senzatetto nelle località balneari della costa. La poca distanza permetteva anche a chi voleva riavviare la propria attività, ma anche agli agricoltori e agli operai, il pendolarismo, in modo tale da non subire del tutto l’estraneità dai luoghi d’origine. Intanto erano disponibili anche le aree di insediamento provvisorio e si mise in moto il recupero edilizio degli edifici che avevano subìto danni minori.
Gli evacuati furono 26.520 e furono ospitati in 5 centri balneari e nella località montana di Ravascletto.
Dal punto di vista legislativo e di indirizzo, il decentramento delle responsabilità a favore della Regione e degli enti locali, comuni in primis rappresentò una novità, anche perché il Friuli Venezia Giulia godeva anche dei privilegi di regione a statuto speciale.
Rispetto alle emergenze in Belice e in Irpinia, ci furono alcuni fattori che influirono positivamente sulla gestione dell'emergenza in Friuli:
1) la cospicua presenza militare nell’area;
2) la presenza di buone vie di comunicazione;
3) Udine, la città capoluogo di regione, non fu colpita;
4) la presenza di alberghi e conseguentemente la disponibilità immediata di numerosi posti letto per ospitare i senzatetto.
Nel caso friulano, quindi, nonostante l'assenza di un sistema organizzato di Protezione civile, la struttura commissariale guidata da Zamberletti da un lato, e il decentramento decisionale che rese protagonisti Regione e comuni permise una gestione più efficace dell'emergenza e poi della ricostruzione.
di Stefano Ventura
Il 23 novembre segna l'anniversario del terribile terremoto che una domenica sera portò via 2914 irpini, campani, lucani e sconvolse la vita a centinaia di persone. Sono passati 35 anni, un periodo tale da poter considerare alle spalle la ricostruzione, ma che non ha certo sanato ferite profonde, tra contraddizioni, errori e progetti più o meno riusciti.
Come ogni anniversario, la commemorazione può e deve servire per ricordare e per valutare il percorso compiuto; molti preferiscono il ricordo privato, la dimensione intima del dolore, ma a livello pubblico bisogna interrogarsi su come le comunità interpretano e mantengono traccia di cosa è successo, degli errori e delle cose buone.
Sulla memoria del terremoto è uscito un recente saggio in un libro che parla di disastri dal punto di vista etnografico e sociologico. Di certo si alternano diverse opinioni, da quelle di chi dice: “Ancora a parlare di terremoto?” a chi grida allo scandalo totale gestito dai soliti intrallazzatori, fino a chi candidamente pensa che non sia successo niente, anzi, la ricostruzione sia stata un toccasana.
La cosa più evidente è l'assenza di forma e sostanza nel tutelare e trasmettere il ricordo, le testimonianze e i dati relativi a quell'evento e alla ricostruzione. Nessun memoriale, ovvero tanti piccoli luoghi disseminati e sporadici, nessun progetto collettivo e a lungo termine, nessun discorso interpretativo che possa essere fatto proprio dai sopravvissuti e da chi è rimasto.
Oggi l'Irpinia (mi limito alla zona più colpita, che conosco relativamente meglio) è un'area in forte decrescita demografica, con una popolazione dall'età media alta e con gli enormi problemi delle aree appenniniche marginali. Da diversi mesi di parla di un Progetto Pilota che possa dare respiro e rilancio, a partire da quattro capisaldi (scuola, sanità, trasporti e sviluppo, http://www.dps.gov.it/opencms/export/sites/dps/it/documentazione/Aree_interne/STRATEGIE_DI_AREA/Bozza_della_strategia/bozza_strategia_alta_irpinia.pdf).
Sembra un percorso obbligato, quello di confrontarsi tra amministrazioni e “portatori di interesse” per trovare una parvenza di progetto comune da perseguire.
Alcuni tentativi, anche ben riusciti, hanno portato quest'area all'attenzione di una platea più ampia, nazionale; uno dei libri candidati al premio Strega, il “Paese dei Coppoloni”, è una specie di poema epico di queste terre, un incrocio tra mito popolare e legame con la terra e le radici. Capossela ha organizzato per il terzo anno lo Sponz Fest, con numeri e contenuti di ottimo livello.
Per contrasto, quelle stesse zone sono al centro di recente di un allarme reale sul legame tra minacce malavitose e eolico. La minaccia delle trivellazioni, a poca distanza dalle vigne dove si producono vini che hanno buoni risultati sul mercato, è un'altro controsenso da sciogliere.
Ci sono anche segnali che andrebbero analizzati sull'identità irpina, visto che ci sono espressioni della società che provano ad affermarsi per difendere il territorio (termine del quale si fa uso e abuso). Cito solo un tentativo, quello di alcuni ragazzi che hanno formato un'associazione che si chiama “Io voglio restare in Irpinia” (https://www.facebook.com/iovogliorestareinirpinia/?fref=ts). Questi ragazzi, in gran parte, non hanno però vissuto gli anni dell'infamia di essere terremotati assistiti e approfittatori di fondi statali, agli occhi dell'opinione pubblica nazionale, e anche questo è un punto interrogativo aperto.
Più semplicemente, la data del 23 novembre serve a ricordare e riporta anche a un pensiero primitivo, il rapporto tra l'uomo e la terra sulla quale vive, l'ambiente che lo accoglie e le forme sociali che servono a renderlo ospitale e che riempiono di senso il termine comunità: noi dovremmo ricordarci di essere una comunità ferita e guarita da uno squarcio durato 90 secondi, una sera di novembre di 35 anni fa.
Piccolo commento in itinere e personale, ad un esperienza di vita e di ricerca sul campo...
di Carlotta Ebbreo
La mia ricerca per “Energie della terra: seminare cambiamento”, è cominciata a fine Febbraio, a seguito dei primi contatti con l'Osservatorio sul Doposisma, e con la fondazione Mida.
Ciò che mi ha colpito ed entusiasmato fin dall'inizio di questa esperienza, è stata la cura, la disponibilità e qualità delle persone che ruotavano attorno alla Fondazione, la libertà di movimento in termini di ricerca e l'approccio percepito nel quale la conoscenza ed il suo approfondimento venivano concepite in legame con la progettazione allo sviluppo locale. Ho potuto apprezzare il concetto alla base dell'Osservatorio di ricerca come un “Sismografo sociale”, riassunto per me da Stefano Ventura e ne sono rimasta colpita.
Ho strutturato le tre visite vagando come una staffetta. La metodologia di ricerca per creare il campione di studio si chiama Snow Ball, ed effettivamente mi son comportata da palla di neve, rimbalzante tra una persona ed un'altra, una cittadina ed un'altra, tra campagne, aziende e piccoli paesi nelle aree interne di Campania e Basilicata. Ho incontrato ed ascoltato contadini, produttori, ristoratori, ricercatori, potatori, amministratori, pensionati, giornalisti, panettieri, attivisti, frequentatori di bar, ecc... Ciò è avvenuto grazie a suggerimenti fondamentali susseguitisi man mano seguito, e relativamente ai quali spero di essere all'altezza e saperne fare tesoro. Spero anche, e tenterò in ogni modo, di rispettare le persone che sto via via incontrando in questa esperienza e che mi stanno dando in dono il loro tempo, la loro storia e quindi, la loro fiducia.
La ricerca si sta concentrando principalmente sul Vallo di Diano, “entità geografica” che sta risultando di volta in volta più complessa e la cui definizione cambia rispetto al punto di vista che la descrive.
Credo nella ricerca collaborativa e nell'intelligenza collettiva. Il tema che sto trattando, solleva questioni imminenti al livello sia locale che globale, come ad esempio l'auto-sostenibilità, il senso odierno del rurale, l'identità locale, le relazioni economiche ecc. Per sviluppare uno sguardo in merito, anche solo su un territorio, credo che maggiore è il numero di persone a collaborare, maggiore sia la possibilità di produrre qualcosa che possa essere di qualità e impatto positivo.
Per questo il mio desiderio è quello di creare, alla fine di questa ricerca, un lavoro co-prodotto con persone che a diverso titolo lavorano sul tema e che sono interessate a ripensare l'agricoltura come un elemento centrale e strutturante di benessere, nella progettazione del rapporto dell'uomo nell'ambiente e del benessere. Sto tutt'ora tentando di farlo – stimolare collaborazioni-, e rimango a disposizione ad ogni sollecitazione.
La sfida dell'approccio alla ricerca-azione-partecipata che propongo, sta anche nel fatto di consultare man mano i partecipanti, relativamente alle miei idee di “azioni”, accumulare i consigli e ponderare su questi ultimi le azioni. Ciò mi sta portando a proporre più strumenti di discussione ed analisi, per i quali la loro messa in atto sta corrispondendo ad un percorso fluido, influenzato da quanto detto prima.
Per terminare, questo piccolo commento in itinere ad un esperienza di vita e di ricerca sul campo, vorrei sottolineare che il luogo che mi ospita mi stupisce di giorno in giorno per la presenza di persone che mettono in gioco, con il loro protagonismo, principi e soprattutto pratiche, la possibilità di coltivare un luogo vivace, ricco di respiri sani e benessere per le generazioni future.
Tra questi vorrei ringraziare e sono felice di avere incontrato gli organizzatori dell'incontro che è tenuto ad Atena Lucana in questi giorni
un contenitore di poesia, musica e progettazione di un rurale in cui le idee innovative sviluppate virtuosamente nei luoghi, cercano nuovi modi di sostenersi, incontrarsi ed organizzarsi. Gli organizzatori creano qualcosa di nuovo, onorando la storia di un Luogo e delle persone e dei mestieri che lo hanno abitato, chiedendosi come ripensarlo vivo.
Un luogo dove ci si incontra e si celebra, con le cose buone come il Pane, che ci ricordano la bellezza di esseri umani e di quando l'agricoltura, un prodotto culturale di co-produzione con la natura, ritorna a risuonare come tale.
Due giorni di discussioni e confronto sull'importanza della Terra nel mondo di oggi, ripercorrendo le tappe fondanti della nostra storia contadina ricostruendo un percorso a ritroso le cui pietre miliari sono proprio le antiche semenze, le nuove modalità di vivere la ruralità e le occasioni di reddito in essa contenute.
Ore 16.00
IL MULINO AD ACQUA
tecniche e modalità di funzionamento
Maria Pagano
Ore 17.00
I GRANI DEL FUTURO
La filiera dei cereali della Cumparete. Esperienze colturali a confronto. Ferment-azioni. Fare tesoro della memoria per custodire il futuro.
Ore 19.00
RITI, GRANI E PELLEGRINI
storie del culto della Madonna Nera di Viggiano nel Vallo di Diano
Simone Valitutto
Ore 20.00
PRESENTAZIONE GIURIA E REGOLAMENTO, ASSEGNAZIONE FORNI
Ore 20.30
PREPARAZIONE COLLETTIVA DEL LIEVITO MADRE
Ore 21.00
CENA CONVIVIALE E MUSICA POPOLARE
Ore 09.30
ACQUA: TENERE LA POSIZIONE
Il Santuario dell’acqua dei monti della Maddalena.
Franco Ortolani
Punto zero del vallo di diano. Il campionamento dell'acqua.
Giuseppe Di Bello
La Peste Italiana, il caso Basilicata
Maurizio Bolognetti
Modera Romina Valisena
Ore 11.00
PREPARAZIONE COLLETTIVA DELL'IMPASTO
Ore 13.00
PRANZO CONVIVIALE
Ore 15.30
APERTURA MERCATINO
Ore 18.00
SCANATA
Infornata degli impasti nei forni del centro storico
Ore 21.00
PREMIAZIONE DEL MIGLIOR PANE
Durante la serata sarà possibile degustare dell'ottimo cibo e del buon vino accompagnati dalle zampogne e dalle ciaramelle caggianesi.
Su proposta dell presidente della Fondazione MIdA, Francescantonio D'Orilia, il consiglio d'amministrazione della Fondazione ha nominato in data 17 dicembre 2014 la commissione giudicatrice che esaminerà i partecipanti al bando "Energie dalla terra. Occupare lo spazio del futuro".
I membri sono la prof.ssa Mariana Amato, professore associato presso il Dipartimento di Scienze dei Sistemi Colturali, Forestali e dell'Ambiente dell 'Unversità della Basilicata e direttore scientifico della Fondazione MIdA; il dottor Mariano Ragusa, giornalista professionista, caposervizio responsabile della redazione salernitana de "Il Mattino e Stefano Ventura, coordinatore dell'Osservatorio sul Doposisma. Gli incarichi di segreteria sono affidati alla dott.ssa Francesca Caggiano, responsabile dell'ufficio stampa della Fondazione Mida.
La commissione renderà noti quanto prima i risultati del suo lavoro, nominando il vincitore del bando, che darà avvio ai lavori per una ricerca-azione della durtata di 6 mesi.
Nel 2012 il nostro Osservatorio, insieme a vari partenrs tra cui la Regione Basilicata e Noeltan Film studio, ha realizzato un progetto nelle scuole della Basilicata in cui è stato chiesto agli studenti delle quarte superiori di raccontare la loro regione, in un libro e in un docufilm. Il libro si chiamava "Lucantropi. Tra il dito e la luna scelgo la luna" e il docufilm, realizzato grazie al lavoro del regista Antonello Faretta e della Noeltan film studio, si chiamava "La Basilicata nel cellulare. Memorie dal terremoto e sogni di petrolio". Gli studenti hanno girato il film usando il videofonino. Il lavoro è stato premiato con il premio"Libero Bizzarri" nel 2012.
Lo proponiamo integralmente, seguendo il collegamento indicato di seguito:
Lo scorso 14 novembre la Fondazione Mida ha concluso le iniziative legate al premio "Adriano Mantovani" con la premiazione del lavoro vincitore. Il premio prevedeva la presentazione di un elaborato sul tema: “Mantovani ed il terremoto dell’Irpinia: ricostruzione delle attività attraverso testimonianze, esperienze documentate e modelli operativi”.
La prima classificata è stata Talita Accardi, veterinario emiliano-romagnola; il secondo posto è andato a Nicola Amabile. Pubblichiamo un collegamento ai materiali che sono stati in concorso e una breve scheda riassuntiva in cui la vincitrice del premio spiega il suo lavoro.
CLICCA QUI per accedere ai materiali
Adriano Mantovani e l'Irpinia nel racconto dei collaboratori
di TALITA ACCARDI
Molti viaggiano per piacere di farlo, altri per curiosità, altri ancora per ritrovare se stessi e poi, c’è chi viaggia alla ricerca di memorie che possano ripercorrere storie e ricordare persone.
Ebbene, quanto sta per esservi presentato, rappresenta proprio quest’ultimo viaggio: un percorso attraverso il quale si è cercato di rievocare vecchi ricordi di vita, volti a far affiorare il lato nascosto e più “puro” di una persona che ha segnato la storia della veterinaria.
Si tratta di una raccolta di memorie che attraversa l’Italia dall’estremo nord al quasi estremo sud, passando per la capitale; inizia da San Giovanni in Persiceto (Bo) e si conclude a Pertosa (Sa). Memorie preziose di persone che, con immensa fortuna, hanno avuto l’occasione di poter lavorare fianco a fianco con colui che diede il via ad una branca innovativa ed impensata della veterinaria, quella della cosi definita “Disastrologia” e del concetto di One -Medicine.
Di chi sto parlando? Del professor Adriano Mantovani, ovvio…
Il mio lavoro non è stato altro che andare alla ricerca di coloro che durante il terremoto d’Irpinia del 1980 si sono ritrovati a lavorare in un contesto drammatico con quest’uomo e, da essi, raccogliere testimonianze che raccontassero quei dettagli che normalmente nessuno considera, quelle tracce lasciate nei cuori da certi incontri.
Ciò che ascolterete, se avete voglia e pazienza, è una storia di 3 ore e 40, narrata attraverso le voci di chi visse quest’uomo nel contesto Irpinia e nel “dietro le quinte” casalingo. Un racconto che cerca di delineare un personaggio dalle mille sfaccettatture in cui umanità, senso pratico, cultura ed umorismo hanno saputo amalgamarsi alla perfezione. Un racconto diverso dal solito, in cui non sono i fatti “obiettivi” ad essere messi in scena, ma aneddoti di vita quotidiana col compito di mostrare nella sua interezza un uomo diverso da tutti gli altri, una persona capace di lasciare il segno. Quello che affronterete non è un documentario storico- biografico classico, basato sulla memoria di fatti pura e semplice, ma è il raccontare una persona attraverso gli occhi di coloro in cui ha lasciato un segno indelebile e dei contesti in cui si sono trovati a collaborare.
Concludendo, un itinerario sviluppato in maniera diversa ma che vuole rappresentare sia un tassello da inserire nel grande puzzle di una tragedia, sia l’ultima pennellata nel quadro che raffigura quest’uomo, da poter lasciare ai posteri.
LINK AI MATERIALI:
https://www.mediafire.com/folder/h5jf08k8i4vvd/Materiale_Premio_Mantovani_(Accardi_e_Amabile)
Tante le proposte di ricerca sui giovani e agricoltura pervenute all’Osservatorio sul dopo sisma della Fondazione MIdA per la borsa di ricerca-azione “Energie dalla terra: occupare lo spazio del futuro”.
Pochi giorni dopo la scadenza della deadline per partecipare al bando, si è potuto registrare un ottimo riscontro tra i giovani, interessati a condurre un’indagine sulla questione del “ritorno alla terra” in Campania e Basilicata.
Interessanti e notevoli tutti i curricula e i progetti presentati, che confermano l’attenzione delle nuove generazioni alla tematica del settore agricolo come nuovo sbocco occupazionale.
Le domande sono arrivate da diverse regioni italiane, oltre che da tutta la Campania.
Nei prossimi giorni il CdA della Fondazione MIdA nominerà una commissione giudicatrice per valutare le domande e stilare una graduatoria di merito con assegnazione della borsa di ricerca-azione.
La Fondazione MIdA e la disastrologia veterinaria:
CERIMONIA di premiazione del vincitore del concorso
“Adriano Mantovani ed il terremoto dell’Irpinia: attività, testimonianze, esperienze e modelli operativi”.
Pertosa, 12 novembre 2014 - Nell’ambito dell’incontro formativo su “La certificazione di qualità per la garanzia dai rischi ambientali e tecnologici”, in programma venerdì 14 novembre 2014 presso l’auditorium del Museo MIdA01 a Pertosa (SA), si svolgerà la cerimonia di premiazione del miglior elaborato vincitore del concorso indetto dalla Fondazione MIdA su “Adriano Mantovani ed il terremoto dell’Irpinia: attività, testimonianze, esperienze e modelli operativi”.
La Fondazione MIdA ha indetto il concorso nell’intento di contribuire a conservare la memoria e diffondere la conoscenza tra le giovani generazioni di ricercatori sul contributo che il Professore Adriano Mantovani ha dato alla disastrologia veterinaria.
Da anni, la Fondazione alimenta il dibattito scientifico sul tema attraverso corsi di aggiornamento ed iniziative tese a promuovere i temi della gestione delle emergenze sotto il profilo sanitario.
Una commissione esaminatrice di esperti ha il compito di valutare le proposte pervenute e scegliere la migliore, destinataria del premio.
In particolare, alle ore 11.00 i partecipanti al bando di concorso esporranno ai presenti i propri lavori di ricerca. Seguirà la proclamazione del vincitore.
Presenzieranno la cerimonia i membri della commissione valutatrice: prof.ssa Mariana Amato, docente Università della Basilicata, direttrice scientifica MIdA; prof.ssa Antonia Lucisano, già ordinaria di Tossicologia presso la Facoltà di Veterinaria dell’Università Federico II di Napoli; dott. Alberto Mantovani, Direttore di reparto Dip. SPVSA, Tossicologia alimentare e veterinaria- Istituto Superiore Sanità Roma; dott. Carlo Ferrara, coordinatore Gruppo Disastrologia Veterinaria.
Il corso di formazione, invece, è stato organizzato dall’ASL di Salerno in collaborazione con la Fondazione MIdA, con la partecipazione di esperti della Protezione Civile, dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno e del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Salerno.
La Fondazione MIdA, inoltre, sarà presente sabato 15 novembre al XV Congresso Nazionale AIMC (Associazione di Medicina delle Catastrofi), che si terrà a L’Aquila, sul tema “La Gestione delle Grandi Emergenze: l’evento, la resilienza, le capacità”. In questa occasione, la Fondazione è stata invitata dal Comitato Scientifico ad esporre la mostra MIdA sulla Disastrologia Veterinaria, curata dal dott. Raffaele Bove, rappresentando “un valore aggiunto al dibattito scientifico della due giorni del Congresso”.
Info su:
http://www.disastrologiaveterinaria.it/
Ufficio Stampa MIdA
e-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Pertosa, 27 ottobre 2014 - “La certificazione di qualità per la garanzia dai rischi ambientali e tecnologici”: sarà questa la tematica del corso di formazione organizzato dall’ASL di Salerno in collaborazione con la Fondazione MIdA e con il patrocinio del Comune di Agropoli.
La Fondazione MIdA, dunque, continua ad alimentare il dibattito scientifico sulla disastrologia veterinaria attraverso iniziative tese a promuovere i temi della gestione delle emergenze sotto il profilo sanitario, che hanno visto in particolare il contributo del Professore Adriano Mantovani.
Il corso prevede una prima sessione oggi, lunedì 27 e martedì 28 ottobre, ad Agropoli (SA) presso il Castello Aragonese ed una seconda venerdì 14 novembre presso l’auditorium del museo MIdA01 a Pertosa (SA).
In particolare, nella giornata conclusiva del 14 novembre si terrà la cerimonia di premiazione del vincitore del concorso per il miglior elaborato sul tema “Adriano Mantovani ed il terremoto dell’Irpinia: ricostruzione delle attività attraverso testimonianze, esperienze documentate e modelli operativi”.
Il concorso è stato indetto dalla Fondazione MIdA con l’intento di contribuire a conservare la memoria del Prof. Adriano Mantovani, padre della disastrologia veterinaria, e diffonderne la conoscenza tra le giovani generazioni di ricercatori.
Gli incontri formativi vedranno la partecipazione di esperti della Protezione Civile, dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno e del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL di Salerno.
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